Elio Pagliarani

[da un colloquio con Federica Ferreri] Quella sera alla Ragnatela di via dei Coronari 68 a Roma [27 aprile 1987, Reading di Elio Pagliarani] ci siamo dati appuntamento a casa sua in via Margutta per decidere - da qualche tempo si parlava di fare dei readings, dei laboratori, dei video qualcosa di più articolato ed efficace, sporgendoci nel mondo dei nuovi media.
Sarà una videorivista per l'homevideo nel circuito delle Librerie Feltrinelli.

Appena entrati, Amedeo il videomaker ed io, Elio andò subito al punto, stabilì il quadro di riferimento: "ci vuole Balestrini per le sue frequentazioni internazionali, Spatola (che io non conoscevo!) che cura delle edizioni speciali da anni, Costa e Riviello per le formidabili performances pubbliche, come redattori "interni". Editoriali, poi, ogni volta incontrando un poeta diverso (saranno Adriano Spatola, Edoardo Sanguineti, Alfredo Giuliani, Giorgio Celli, Alfonso Berardinelli, etc) e 'speciali su Amelia Rosselli Giovanna Bemporad Vito Riviello; si sarebbe chiamata...". Proposi Videor, un verbo passivo, che Sanguineti precisò mi pare "semideponente" - : approvato! La radice di videor(ivista), videor(egistrazione), ma anche 'sono visto' e non l'attività di vedere guardare indagare.
 Un bel contributo critico venne presto da Alberto Abruzzese stimolato dalla prima recensione di Massimo Celani ("Il verso che viene dal video, il video che viene dal verso", Videor n°1)

POESIA di Alberto Abruzzese
Il verso del video
E' un esperimento interessante. Può essere l'inizio di un piccolo mercato "lirico" per chi possiede videoregistratori o lettori. Sono uscite le prime due cassette ("Videor", videorivista di poesia diretta da Elio Pagliarani) in cui poeti come Balestrini, Costa, Riviello, Spatola e molti altri si sono raccolti intorno ad una iniziativa (La Camera Blue di Roma) volta a proporre l'intrusione dell' 'immagine della voce" nella comunicazione televisiva.
La scelta linguistica che emerge ha qualcosa a che vedere con quel genere di videoarte che predilige i. "tempi illimitati " i "tempi morti" come programmatica negazione critica del tempo "scarso" profondamente sentito ed esibito dai consumi di massa.
In sostanza "Videor" si rivolge a un pubblico di "simili", usa il video come salotto, al massimo una piazza; anzi "piazzetta" per letture e conversazioni sulla poesia e sui poeti (sempre più "opera" essi stessi).
Nel ricorso a corpi e parole, private di ogni "decorazione" e di ogni "sceneggiatura", "Videor" ha da vendere non solo l'esibizione di una tradizione in pericolo (e magari di una "subcultura" accecata da un mondo per lei non più comprensibile), ma anche l'attrattiva di un linguaggio pieno di "vuoti","disperso", "disperato", che può incuriosire, ipnotizzare il pubblico dei non-iniziati (un poco come le aste televisive notturne "rapiscono" anche chi non vuole comprare...). Ma può anche funzionare da "'scuola", da "tirocinio" per i poeti stessi, se resi insoddisfatti dall'uso del video come puro e semplice specchio in cui riflettersi, perché costretti comunque dal mezzo audiovisivo a confrontarsi con ritmi e sostanze diverse, a ragionare con l'epoca dell'elettronica non dall'esterno ma, volenti o nolenti, sapienti o incoscienti, dall'interno. Nel suo "gorgo"..."naufragio" o "zattera" che sia .

VIDEOR, a cura di Elio Pagliarani.
La Camera B/ue, lire 30 mila, nelle Librerie Feltrinelli L' Espresso 9 aprile 1989

Nota: videoeditor Orazio Converso